Lectio Magistralis

13/12/2017 – Pino Musi ”IDENTITÀ DELLE IMMAGINI E RELAZIONI NECESSARIE”

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”IDENTITÀ DELLE IMMAGINI E RELAZIONI NECESSARIE”:
INCONTRO CON PINO MUSI IL PROSSIMO 13 DICEMBRE
A LA TRIENNALE PER IL CICLO DI LECTIONES MAGISTRALES ORGANIZZATE DA AFIP INTERNATIONAL

Milano, 28 novembre 2017 – Si terrà con Pino Musi, mercoledì 13 dicembre, presso La Triennale, il quarto appuntamento che chiude il ciclo autunnale di Lectiones Magistrales di Fotografia e dintorni, organizzate da AFIP International – Associazione Fotografi Italiani Professionisti in collaborazione con CNA Professioni.

“Identità dell’immagine e relazioni necessarie” è il titolo scelto dal fotografo salernitano per l’incontro, che verterà su due cardini del suo modo di pensare, vivere e leggere la fotografia: la necessità di rendere “identificabili” le immagini attraverso le intuizioni e gli sviluppi di un metodo pregnante, più che attraverso la sola riconoscibilità formale, e l’urgenza di attivare relazioni esterne con altri linguaggi della comunicazione e dell’arte per far si che la fotografia non si isoli in un recinto autocompiacente.

Il lavoro di Musi, che fin dagli inizi incrocia teatro, architettura, archeologia ed antropologia, è contraddistinto da una sapienza progettuale e tecnica, frutto di un’insistente ricerca e sperimentazione finalizzata alla comprensione e messa in discussione degli strumenti necessari a raggiungere obiettivi chiari e definiti nei contenuti: non soltanto, quindi, l’acquisizione di nuovi bagagli meramente tecnologici e operativi, ma soprattutto, da una prospettiva concettuale, l’acquisizione di un grado di comprensione delle metodologie da applicare alle intuizioni originarie, che permettano alle immagini di darsi “corpo”. Perseguendo questo processo è possibile, per Musi, restituire il vigore di un progetto in una forma sostanziale sia sulla superficie della fotografia, sia anche su altre superfici, come le pagine di un libro, “luogo” privilegiato dall’autore per far interagire le opere fotografiche con altre scritture.
Musi auspica, inoltre, che la fotografia possa porsi in un costante contraddittorio con altre discipline, in modo da permetterle di aprirsi “altrove”, provando ad uscire da comportamenti e convenzioni solamente interne a se stessa.

 

Pino Musi è nato a Salerno nel 1958, vive a Parigi. Si avvicina alla fotografia all’età di quattordici anni, quando inizia ad apprendere da autodidatta la tecnica del bianco e nero. Il fascino per la camera oscura, così come l’assidua frequentazione – almeno fino a metà degli anni ottanta – delle “cantine” che ospitano il teatro sperimentale d’avanguardia, segnano profondamente la sua ricerca sia sul piano linguistico sia su quello concettuale. Fondamentali, inoltre, sono gli incontri con il regista Jerzy Grotowski e con l’architetto svizzero Mario Botta, con cui porta avanti per anni una stretta collaborazione. Nel tempo, il suo lavoro si interseca con molteplici aree di interesse, dall’antropologia all’architettura, dall’archeologia alla produzione industriale. Contraddistinta dall’insistente sperimentazione sul metodo e sulla forma, mai fini a se stessi, ma come parte di un percorso progettuale coerente, la ricerca di Musi trova modalità di espressione privilegiata nella realizzazione di libri ed in particolare di libri d’artista, ricevendo importanti riconoscimenti internazionali. Nel 1997 viene premiato alla Frankfurter Buchmesse da una giuria composta dai membri della Stiftung Buchkunst e della Deutsche Bibliothek, per il volume “Mario Botta seen by Pino Musi”, disegnato da Werner Jeker ed edito a Stoccarda da Daco Verlag. Nello stesso anno, in occasione del restauro della Chapelle Notre Dame du Haut a Ronchamp, è invitato da una commissione internazionale, presieduta da Jean Petit, a rileggere e interpretare il capolavoro di Le Corbusier. Nel 1998 un altro volume pubblicato con Daco Verlag, “Oxymoron”, è premiato fra i migliori libri d’arte alla Frankfurter Buchmesse. Nel 2003, nell’ambito di “Modena per la Fotografia”, Musi riceve il premio Oscar Goldoni per il miglior volume fotografico edito in Italia, con “Libro”, un viaggio fantastico nei meandri del testo scritto. Nel 2006 è uno degli artisti selezionati da Achille Bonito Oliva per il progetto “le Stazioni dell’Arte”: 16 opere fotografiche sugli anni ‘20-’30 sono esposte all’interno della stazione metropolitana “Mostra d’Oltremare” di Napoli. Nel 2007 il lavoro In “Mollino’s Rooms” è presentato a Paris Photo, sostenuto da Unicredit Collection. Nel 2008, su richiesta del Ministero della Cultura e del Patrimonio di Abu Dhabi, è invitato a fotografare gli spazi della Moschea Sheikh Zayed, una delle più grandi del mondo. Dal 2011 è docente nei corsi del Master di Alta Formazione sull’Immagine Contemporanea della Fondazione Fotografia di Modena. Nel 2012 espone al Museo dell’Ara Pacis di Roma “Rivelazioni della forma. L’origine dell’Italia nelle fotografie di Pino Musi”. Sempre nel 2012 espone alla Biennale Architettura di Venezia il suo lavoro “Facecity”. Nel 2013 il libro d’artista “_08:08 Operating Theatre” è selezionato in molteplici book lists internazionali come uno dei migliori libri dell’anno. Nel 2017 il volume “Acre”, edito dalla casa editrice francese GwinZegal, è entrato nella shortlist del “Prix du Livre d’Auteur” dei Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles e nella shortlist del “Prix Nadar”.
Opere originali dell’autore fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, in Italia e all’estero, fra cui quelle della Fondazione Rolla, della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, della Fondazione Fotografia di Modena, del FRAC (Fonds régional d’art contemporain) Bretagne.

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